“Anche le foglie sognano” di Gabriele Meucci

Il poeta è colui che s’affaccia alla grande finestra della natura, e la scruta; ed è colui che contempla l’infinito affresco dei sentimenti umani, vivendoli appieno. Esiste sicuramente, un’affinità elettiva per l’appunto, tra la natura, l’amore (in tutte le sue molteplici sfaccettature) e Gabriele Meucci. La vocazione di rappresentare i fenomeni naturali fisici e no, obbliga il poeta a collocare tra essi l’uomo, e quindi i sentimenti; c’è insomma, più che un intreccio un legame sottile ma ostinato per il quale nessuna creatura vivente può svincolarsi dalle spettacolari leggi sovraumane. Tale ovvia considerazione ci porta a vedere la poesia di Meucci non già con occhi incantati, ma avvertendo quel legame solido tra i vari aspetti anche minimi del mondo, il quale fa scoprire al lettore il lato per così dire, emotivo di fenomeni non mai banali, come per esempio la caduta delle foglie. Enrico Taddei

Gabriele Meucci in questa sua prima raccolta di poesie ci guida alla scoperta del suo animo, rivelandosi attraverso la forza evocativa dei suoi componimenti fortemente descrittivi e profondamente vissuti. (…) Il canto di Gabriele si fa quindi un varco nel poetare contemporaneo, è un canto libero, non costretto dalle rime o da regole metriche. Le sue parole sono quotidiane a volte arcaiche e richiamano i grandi poeti, un linguaggio dove inflessioni dialettali, si mescolano alla volontà di sperimentare nuove parole, che danno origine ad un lessico particolare che gli appartiene, che lo definisce, lo caratterizza, lo rappresenta. Dalla Prefazione di Carla Battistini