ANTONELLA BAUSI
ITINERARI FIORENTINI E TOSCANI
Narrativa – Collana “Iris Florentia” n. 13
“Il pregio di questo nuovo libro di Antonella Bausi è quello di aver affidato alla sua mano narrativa particolarmente felice, un patrimonio di vita vissuta, tradizioni, aneddoti, episodi, leggende e credenze popolari che ci aiuta a capire e rivivere la socialità di tempi passati. Le storie e gli aneddoti sono tessuti da un filo invisibile che lega il presente al passato, raccontando la Firenze che non si vede nelle guide turistiche e la Toscana che non si fotografa mai completamente. Sono storie di persone che hanno attraversato queste terre, di incontri casuali e scoperte inaspettate, di momenti che sfuggono alla memoria comune ma che, se ascoltati con attenzione, rivelano il carattere e la vita pulsante di questa stupenda regione. Dalle leggende che si intrecciano con la realtà territoriale, alle curiosità legate ai grandi nomi che hanno fatto la storia, ogni aneddoto è un tassello che arricchisce il mosaico complesso della nostra identità. Firenze e la Toscana sono il palcoscenico di un’infinità di vicende piccole e grandi, che si nutrono di passione, desideri, curiosità, osservazioni e di continua ricerca nelle pieghe della quotidianità.” Dalla Prefazione di Luciano Artusi
MARGHERITA BONFRATE
EMOZIONI DI LUNA LUCENTE
Poesia – Collana “Il volo della Fenice” n. 30
SILVIA POLIDORI
LA POESIA NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Saggsitcia – Collana “Paradosis” n. 31
ALESSIA DE LUCA
LA VILLEGGIATURA
Poesia – Collana “Il volo della Fenice” n. 29
ALICE NEGRO
VIAGGIO POETICO ED ESISTENZIALE DI CATERINA TROMBETTI. DALLA FRESCHEZZA DELL’INCONTRO A UN MARE DI POESIA (CON PERCORSO DIDATTICO)
Saggistica – Collana “Paradosis” n. 30
joan josep barcelÓ i bauÇà
SAKURA
Poesia – Collana “Il volo della Fenice” n. 28
FEDERICO CINTI
INTARSI DI LUCE. LA ROSA E LA FARFALLA
Poesia – Collana “Il volo della Fenice” n. 27
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“L’uomo che amava le rose” di Fabio Mazza
Mentre ci troviamo sull’orlo del precipizio della storia contemporanea, per la minaccia nucleare che sovrasta l’equilibrio del pianeta, a causa dell’insensatezza di uomini che, con follia, lanciano missili sul consorzio civile e umano, alla nostra redazione giunge questo testo dal titolo “L’uomo che amava le rose”, che possiede contenuti del tutto ossimorici, i quali si oppongono alla situazione contestuale, per quel saper sviluppare concetti di bellezza. La raccolta è costituita da nove racconti, relativi ad episodi di vita vissuta e vera, che hanno tutto l’afrore e il sapore della freschezza della fantasia umana, rielaborata da un autore, che aveva esercitato il lavoro di giudice, in primo luogo in Corte d’Appello, dove si revisionano le sentenze di primo grado, e in Corte di Cassazione, a chiusura della sua brillante carriera professionale, quale è quella di Fabio Mazza, affermandosi in tal senso, come persona ricca di oggettività ed equilibrio. Il testo si realizza come viaggio alla ricerca del tempo perduto, fino a giungere ai limiti del diaframma che va concretizzandosi con l’avvicinamento alla morte, per dare un senso all’evolversi della stessa vita.
“Piccole e grandi storie. Le poesie. Volume 1” di Stefano Patera
«Già fin dal titolo della raccolta, si può apprezzare come l’opera possegga un proprio registro narrativo e autobiografico, teso alla ricerca del senso della vita. Titolo che recita: “Piccole e grandi storie”, delle quali del resto ne è caratterizzato lo stesso iter esistenziale dell’artista, dotato della giusta creatività e volontà, atte ad affrontare disagi e difficoltà, ma anche adatte ad ottenere grandi e meritate soddisfazioni. In tal senso, Patera lavora letterariamente sulle orme dei francesi Paul Éluard, Louis Aragon, Jacques Prévert e dell’italiano, Premio Nobel, Salvatore Quasimodo. Poeti del sentimento e dell’amore, ma anche compositori di versi a difesa dei problemi sociali del dopoguerra. Lo scorrere delle liriche ci offre una poetica del positivismo, tipico di chi ha inseguito un sogno, che va a realizzarsi, dopo sacrifici, affrontati con forza ed entusiasmo. Questo primo volume è ricco di liriche contenenti una loro tipica poesia d’amore, in senso lato, poiché rivolto ai luoghi più belli dal punto di vista naturalistico dell’Europa, alle città più ricche d’arte del mondo e alla donna. Un amore avvolgente ed elegante, dai molteplici aspetti, che sa valutare la bellezza delle cose, compresa la cultura, senza la quale non si potrebbe spiegare il senso della vita… » Dalla Prefazione di Lia Bronzi
“Il grande Verga. La narrativa e il teatro” di Marco Sterpos
L’autore si è assunto il compito di onorare con questo libro il centenario della morte di Giovanni Verga non certo nell’intenzione di scrivere una commemorazione rituale, ma perché spinto da un amore per il grande scrittore siciliano, in lui già nato negli anni degli studi giovanili, e dalla convinzione che Verga sia stato il protagonista e il maestro di una grandiosa rivoluzione narrativa ed espressiva che ha investito con la sua ondata innovativa non solo la narrativa del secondo Ottocento ma anche quella del Novecento: secolo nel quale praticamente tutti i romanzieri hanno dovuto in quale modo confrontarsi con lui. Partendo da queste premesse l’autore si è cimentato in un discorso che abbracciasse l’intera opera verghiana, sia nel campo della narrativa che in quello del teatro, nell’intenzione di destinare tale discorso sia agli studiosi di letteratura, anche “specialisti” di Verga, sia ai lettori che, pur interessati agli studi letterari hanno poca o nessuna dimestichezza con il maestro. Ripercorrendo dunque tutta la parabola dell’opera verghiana l’autore parte dal Verga preverista autore di alcuni romanzi “mondani” ambientati nell’alta società (capitolo I) per passare a illustrare la nuova poetica verista sotto il cui segno nascono la “rivoluzionaria” novella Nedda e la raccolta Vita dei campi (capitolo II) e giunge con I Malavoglia il primo grande romanzo verista (capitolo III). Il capitolo IV dà invece conto della produzione degli anni tra il 1882 e il 1887: soprattutto le raccolte Novelle rusticane, Per le vie, Vagabondaggio nelle quali Verga, senza abbandonare il territorio del verismo, insiste nella sua ricerca stilistica ed espressiva che approderà a un nuovo grande romanzo. Tale romanzo, naturalmente il Mastro-don Gesualdo, viene esaminato nel capitolo V, e considerato come il risultato più alto di tale ricerca. Parte dello stesso capitolo V e il capitolo VI sono dedicati all’ultimo Verga nel quale, dopo la prodigiosa fioritura del grande decennio narrativo (1880-1889), la sua geniale potenza creativa si va affievolendo, fino a estinguersi prematuramente senza che egli riesca a scrivere il romanzo La duchessa di Leyra che doveva essere il terzo del progettato Ciclo dei vinti. Il settimo e ultimo capitolo prende in esame il teatro, mostrando come anche in quel campo Verga sia stato innovativo, specie con la memorabile Cavalleria rusticana che, rappresentata nel 1884, è universalmente ritenuta il dramma che apre la via al teatro verista italiano. L’autore tiene a ribadire che il più importante obiettivo che egli intende raggiungere con questo libro è quello di far entrare nel mondo del grande narratore anche lettori non iniziati alla letteratura: e ciò non certo a discapito del rigore scientifico, anzi con l’intenzione di offrire un contributo non irrilevante alla critica verghiana. Per raggiungere un obiettivo così arduo, l’autore ha ritenuto che la strategia migliore fosse quella di tornare a farsi lettore fra i lettori del maestro e di offrire nel suo libro i risultati di questa lettura, con la più grande abbondanza di citazioni volte a dar la parola allo stesso Verga: ciò con chiarezza, semplicità e fedeltà ai testi, in modo da comunicare ragionamenti e conclusioni accessibili a tutti. Insomma l’autore ha ritenuto di poter offrire di Verga soprattutto una lettura personale, naturalmente attenta alle opinioni espresse dagli studiosi in tutto un secolo di critica verghiana.
(Friedrich Nietzsche)
Per la valutazione dei dattiloscritti partecipare al “Premio Internazionale Letterario e Artistico Setteponti” – II Edizione 2025
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