FILIPPO PAPA
SONO SOLO ME STESSO
Poesia e Arte Visiva – Collana “Verbo Visivo” n. 12
“Sono solo me stesso” è un viaggio intimo e coraggioso dentro la parola, attraverso poesia e aforismi, dove il linguaggio si fa carne viva, respiro e visione. È lo specchio di un’esplorazione profonda dell’interiorità, un autoritratto emotivo che attraversa i temi dell’amore, del corpo, della solitudine, della luce e del tempo. Ogni testo è una tessera di un mosaico personale e universale, dove il sentire individuale si fonde con la dimensione collettiva. La scrittura diventa gesto di resistenza e affermazione, uno spazio libero in cui ogni parola cerca verità, ogni verso cerca vita. Una pubblicazione, questa, capace di lasciare tracce, non certezze. Per mostrare, con la semplicità e l’urgenza della poesia, che l’unica via autentica è quella di essere se stessi, nella luce e nell’ombra. “Sono solo me stesso” è anche un progetto visivo: include un percorso photoperformativo realizzato con selfie rielaborati tramite filtri digitali, un dialogo critico tra immagine e identità, tra l’idea del sé e la rappresentazione contemporanea del volto.
Un libro da leggere e da guardare, ma soprattutto da sentire.
MARCELLO PARLAGRECO
NON È VERO NIENTE
Narrativa – Collana “Paradosis” n. 29
È un romanzo che si legge tutto d’un fiato quello di Marcello Parlagreco e, pertanto, la prima qualità che il lettore nota leggendo è, appunto, la scorrevolezza, la fluidità che – come ha lasciato scritto il compianto Pietro Citati – è virtù somma del narratore. Il romanzo, ambientato nella Toscana della prima metà degli Settanta, racconta le vicende della vita di Fabio, un avvenente fabbro di ventotto anni che, dopo alcuni anni di matrimonio con Rita (impiegata comunale), avverte che quel rapporto è ormai logoro (…) La donna che gli cambia la vita si chiama Giulia. Dall’Introduzione di Salvatore La Moglie
MIRELLA SALONIA
VOI CARI ANIMALETTI. TRILOGIA PER BAMBINI
Narrativa per bambini
Nella raccolta di tre racconti “Voi cari animaletti. Trilogia per bambini”, dai rispettivi titoli “Il riscatto degli asinelli”, “Tommy e la corrida” e “Io sarò il vostro rifugio”, la scrittrice Mirella Salonia antropizza i vari animali protagonisti, siano essi gli asini dell’Isola di Santorini, i tori della Spagna o la famiglia di cagnolini abbandonata sul ciglio della strada, al fine di rendere più esplicito al lettore di ogni età il messaggio, pedagogico e morale, di combattere lo sfruttamento degli animali. La scrittrice lo fa con una narrazione delicata ma decisa, atta a sensibilizzare quella parte del genere umano che ancora oggi si ostina a guadagnare senza prendersi giusta cura della fauna, mentre al contempo si mette in evidenza, saggiamente, come le alternative per una rendita sostenibile che non danneggia la salute dei vari animali domestici, come nel caso degli asini di Santorini, siano già realtà esistenti e da seguire. (dall’introduzione di Lia Bronzi). 𝐄𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚: 𝐝𝐚 𝟓 𝐚𝐧𝐧𝐢.
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“L’uomo che amava le rose” di Fabio Mazza
Mentre ci troviamo sull’orlo del precipizio della storia contemporanea, per la minaccia nucleare che sovrasta l’equilibrio del pianeta, a causa dell’insensatezza di uomini che, con follia, lanciano missili sul consorzio civile e umano, alla nostra redazione giunge questo testo dal titolo “L’uomo che amava le rose”, che possiede contenuti del tutto ossimorici, i quali si oppongono alla situazione contestuale, per quel saper sviluppare concetti di bellezza. La raccolta è costituita da nove racconti, relativi ad episodi di vita vissuta e vera, che hanno tutto l’afrore e il sapore della freschezza della fantasia umana, rielaborata da un autore, che aveva esercitato il lavoro di giudice, in primo luogo in Corte d’Appello, dove si revisionano le sentenze di primo grado, e in Corte di Cassazione, a chiusura della sua brillante carriera professionale, quale è quella di Fabio Mazza, affermandosi in tal senso, come persona ricca di oggettività ed equilibrio. Il testo si realizza come viaggio alla ricerca del tempo perduto, fino a giungere ai limiti del diaframma che va concretizzandosi con l’avvicinamento alla morte, per dare un senso all’evolversi della stessa vita.
“Piccole e grandi storie. Le poesie. Volume 1” di Stefano Patera
«Già fin dal titolo della raccolta, si può apprezzare come l’opera possegga un proprio registro narrativo e autobiografico, teso alla ricerca del senso della vita. Titolo che recita: “Piccole e grandi storie”, delle quali del resto ne è caratterizzato lo stesso iter esistenziale dell’artista, dotato della giusta creatività e volontà, atte ad affrontare disagi e difficoltà, ma anche adatte ad ottenere grandi e meritate soddisfazioni. In tal senso, Patera lavora letterariamente sulle orme dei francesi Paul Éluard, Louis Aragon, Jacques Prévert e dell’italiano, Premio Nobel, Salvatore Quasimodo. Poeti del sentimento e dell’amore, ma anche compositori di versi a difesa dei problemi sociali del dopoguerra. Lo scorrere delle liriche ci offre una poetica del positivismo, tipico di chi ha inseguito un sogno, che va a realizzarsi, dopo sacrifici, affrontati con forza ed entusiasmo. Questo primo volume è ricco di liriche contenenti una loro tipica poesia d’amore, in senso lato, poiché rivolto ai luoghi più belli dal punto di vista naturalistico dell’Europa, alle città più ricche d’arte del mondo e alla donna. Un amore avvolgente ed elegante, dai molteplici aspetti, che sa valutare la bellezza delle cose, compresa la cultura, senza la quale non si potrebbe spiegare il senso della vita… » Dalla Prefazione di Lia Bronzi
“Il grande Verga. La narrativa e il teatro” di Marco Sterpos
L’autore si è assunto il compito di onorare con questo libro il centenario della morte di Giovanni Verga non certo nell’intenzione di scrivere una commemorazione rituale, ma perché spinto da un amore per il grande scrittore siciliano, in lui già nato negli anni degli studi giovanili, e dalla convinzione che Verga sia stato il protagonista e il maestro di una grandiosa rivoluzione narrativa ed espressiva che ha investito con la sua ondata innovativa non solo la narrativa del secondo Ottocento ma anche quella del Novecento: secolo nel quale praticamente tutti i romanzieri hanno dovuto in quale modo confrontarsi con lui. Partendo da queste premesse l’autore si è cimentato in un discorso che abbracciasse l’intera opera verghiana, sia nel campo della narrativa che in quello del teatro, nell’intenzione di destinare tale discorso sia agli studiosi di letteratura, anche “specialisti” di Verga, sia ai lettori che, pur interessati agli studi letterari hanno poca o nessuna dimestichezza con il maestro. Ripercorrendo dunque tutta la parabola dell’opera verghiana l’autore parte dal Verga preverista autore di alcuni romanzi “mondani” ambientati nell’alta società (capitolo I) per passare a illustrare la nuova poetica verista sotto il cui segno nascono la “rivoluzionaria” novella Nedda e la raccolta Vita dei campi (capitolo II) e giunge con I Malavoglia il primo grande romanzo verista (capitolo III). Il capitolo IV dà invece conto della produzione degli anni tra il 1882 e il 1887: soprattutto le raccolte Novelle rusticane, Per le vie, Vagabondaggio nelle quali Verga, senza abbandonare il territorio del verismo, insiste nella sua ricerca stilistica ed espressiva che approderà a un nuovo grande romanzo. Tale romanzo, naturalmente il Mastro-don Gesualdo, viene esaminato nel capitolo V, e considerato come il risultato più alto di tale ricerca. Parte dello stesso capitolo V e il capitolo VI sono dedicati all’ultimo Verga nel quale, dopo la prodigiosa fioritura del grande decennio narrativo (1880-1889), la sua geniale potenza creativa si va affievolendo, fino a estinguersi prematuramente senza che egli riesca a scrivere il romanzo La duchessa di Leyra che doveva essere il terzo del progettato Ciclo dei vinti. Il settimo e ultimo capitolo prende in esame il teatro, mostrando come anche in quel campo Verga sia stato innovativo, specie con la memorabile Cavalleria rusticana che, rappresentata nel 1884, è universalmente ritenuta il dramma che apre la via al teatro verista italiano. L’autore tiene a ribadire che il più importante obiettivo che egli intende raggiungere con questo libro è quello di far entrare nel mondo del grande narratore anche lettori non iniziati alla letteratura: e ciò non certo a discapito del rigore scientifico, anzi con l’intenzione di offrire un contributo non irrilevante alla critica verghiana. Per raggiungere un obiettivo così arduo, l’autore ha ritenuto che la strategia migliore fosse quella di tornare a farsi lettore fra i lettori del maestro e di offrire nel suo libro i risultati di questa lettura, con la più grande abbondanza di citazioni volte a dar la parola allo stesso Verga: ciò con chiarezza, semplicità e fedeltà ai testi, in modo da comunicare ragionamenti e conclusioni accessibili a tutti. Insomma l’autore ha ritenuto di poter offrire di Verga soprattutto una lettura personale, naturalmente attenta alle opinioni espresse dagli studiosi in tutto un secolo di critica verghiana.
La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo.
(Friedrich Nietzsche)
Coming Soon!
IN USCITA ad aprile 2024
“Insegnare la letteratura” di Sante Serra
Collana: Fuori collana

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