ILARIA ROSSI

PROSPETTIVA QUADRARO

Qual è la libertà?

Copertina di Zerocalcare

Narrativa – Collana Paradosis n. 19

I valori della libertà, della resistenza e della resilienza sono al centro del libro “Prospettiva Quadraro – Qual è la libertà?” opera seconda di Ilaria Rossi, scrittrice, psicologa e psicoterapeuta.
Il libro, ambientato a Roma nella zona di Cinecittà, nasce da fatti realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale nell’ambito del Rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944 ad opera delle truppe tedesche comandate da Herbert Kappler.
Con la copertina di Zerocalcare e la prefazione della critica letteraria Lia Bronzi, questo racconto lungo svela un dialogo formativo intergenerazionale tra un nonno e una nipote con la voglia di comprendersi attraverso un ascolto profondo e un’inclusione ciascuno nel mondo dell’altro. L’uno con l’evento biografico vissuto con il Rastrellamento del Quadraro, e mai narrato prima d’ora, l’altra con il vissuto di una ragazza che tenta di farsi spazio nella società attuale post covid. Il tempo narrativo, condotto da una voce onnisciente, percorre vie parallele – una Roma di ieri e una di oggi – che si incrociano in diversi punti con le emozioni e con le cognizioni che si sovrappongono per poi separarsi.

MARTIN PALMADESSA e sante serra

LA FORZA DELLE FRAGILITÀ

Poesia – Collana Il Volo della Fenice n. 21

“Due autori, Martin Palmadessa e Sante Serra, per un incongruo gioco della sorte, incrociano le loro penne e cominciano a volare. Per gioco, appunto, per sfida, duellando a colpi di versi, di strofe, di illuminazioni decostruiscono e costruiscono un mondo, il loro mondo. Svelano e velano, a un tempo stesso, la mutevole realtà d’un sentire, d’un percepire, d’un divenire inestricabilmente complementare. Inequivocabile indizio di ciò, inciso all’ingresso del labirinto, a epigrafe, sono le parole di Eraclito per cui non solo tutto l’universo è lo scorrere d’un fiume in cui non ci si bagna due volte, bensì soprattutto la sentenza per cui il conflitto è padre di tutte le cose. In questo confliggere, urtarsi, scontrarsi continuo sta una delle metamorfiche sfaccettature dell’opera. Impossibile non avvertirne il fascino e il richiamo”. Dalla Prefazione di Federico Cinti

giovanni ronzoni

VENTANNIDOPO. LE CORBUSIER PITTORE SCULTORE DESIGNER E VIAGGI VERSO NORD/OVEST

Arti Visive – Collana Art

VENTANNIDOPO
Le Corbusier Pittore Scultore Designer e Viaggi Verso nord/ovest – 14 aprile 4 giugno 2023
IL PROGETTO
Il Maestro ebbe a dire in uno dei suoi svariati “pensieri” di grande valenza intellettuale e di sintesi: “Mi si riconosce come architetto e non mi si vuole riconoscere come pittore; eppure è attraverso la pittura che sono approdato all’architettura.”
L’opera di Le Corbusier è sempre stata una “luce” nella mia professione di architetto, e varie “circostanze“, sin dai primi anni ’80 del passato secolo, mi hanno avvicinato alla figura di un grande uomo, Charles Édouard Jeanneret, noto con lo pseudonimo di “Le Corbusier”; di natività svizzera, divenuto successivamente a tutti gli effetti, francese, ed insignito architetto con Laurea ad honoris causa, rivelandosi certamente una delle figure più importanti nel diorama culturale mondiale del passato secolo.
Occasioni mi hanno spinto a proporre nel 2003 il progetto di una grande mostra dedicata al Maestro e tenutasi nell’allora Civica Galleria d’Arte Contemporanea del Comune di Lissone, ora MAC (Museo di Arte Contemporanea), in accordo collaborativo con l’allora Assessore alla Cultura Daniela Ronchi e in collaborazione con la Fondation Le Corbusier di Parigi, ad illustrare la figura nella sua interezza, e da diverse angolazioni, non solo come designer, ma anche e soprattutto come pittore e scultore. Infatti mi interessava presentare in modo particolare questi ultimi due aspetti del suo “fare”, spesso misconosciuti e messi in ombra dalla sua attività di architetto, per la quale ha raggiunto fama mondiale.
A vent’anni esatti, grazie all’Assessore alla Cultura Carolina Minotti, fiancheggiata dal Dott. Massimiliano Cazzaniga, dopo aver condiviso passioni accomunanti, si riapre il “LOCUS” dell’ex Osservatorio del Colore/magazzino merci, da tempo dimenticato, dandogli nuova fertile Vita, e assumendo un ruolo significante per la cultura, con una mostra che “rimanda” al sopracitato e significante evento dedicato all’opera del Maestro Le Corbusier… Giovanni Ronzoni

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“L’uomo che amava le rose” di Fabio Mazza

Mentre ci troviamo sull’orlo del precipizio della storia contemporanea, per la minaccia nucleare che sovrasta l’equilibrio del pianeta, a causa dell’insensatezza di uomini che, con follia, lanciano missili sul consorzio civile e umano, alla nostra redazione giunge questo testo dal titolo “L’uomo che amava le rose”, che possiede contenuti del tutto ossimorici, i quali si oppongono alla situazione contestuale, per quel saper sviluppare concetti di bellezza. La raccolta è costituita da nove racconti, relativi ad episodi di vita vissuta e vera, che hanno tutto l’afrore e il sapore della freschezza della fantasia umana, rielaborata da un autore, che aveva esercitato il lavoro di giudice, in primo luogo in Corte d’Appello, dove si revisionano le sentenze di primo grado, e in Corte di Cassazione, a chiusura della sua brillante carriera professionale, quale è quella di Fabio Mazza, affermandosi in tal senso, come persona ricca di oggettività ed equilibrio. Il testo si realizza come viaggio alla ricerca del tempo perduto, fino a giungere ai limiti del diaframma che va concretizzandosi con l’avvicinamento alla morte, per dare un senso all’evolversi della stessa vita.

“Piccole e grandi storie. Le poesie. Volume 1” di Stefano Patera

«Già fin dal titolo della raccolta, si può apprezzare come l’opera possegga un proprio registro narrativo e autobiografico, teso alla ricerca del senso della vita. Titolo che recita: “Piccole e grandi storie”, delle quali del resto ne è caratterizzato lo stesso iter esistenziale dell’artista, dotato della giusta creatività e volontà, atte ad affrontare disagi e difficoltà, ma anche adatte ad ottenere grandi e meritate soddisfazioni. In tal senso, Patera lavora letterariamente sulle orme dei francesi Paul Éluard, Louis Aragon, Jacques Prévert e dell’italiano, Premio Nobel, Salvatore Quasimodo. Poeti del sentimento e dell’amore, ma anche compositori di versi a difesa dei problemi sociali del dopoguerra. Lo scorrere delle liriche ci offre una poetica del positivismo, tipico di chi ha inseguito un sogno, che va a realizzarsi, dopo sacrifici, affrontati con forza ed entusiasmo. Questo primo volume è ricco di liriche contenenti una loro tipica poesia d’amore, in senso lato, poiché rivolto ai luoghi più belli dal punto di vista naturalistico dell’Europa, alle città più ricche d’arte del mondo e alla donna. Un amore avvolgente ed elegante, dai molteplici aspetti, che sa valutare la bellezza delle cose, compresa la cultura, senza la quale non si potrebbe spiegare il senso della vita… » Dalla Prefazione di Lia Bronzi

“Il grande Verga. La narrativa e il teatro” di Marco Sterpos

L’autore si è assunto il compito di onorare con questo libro il centenario della morte di Giovanni Verga non certo nell’intenzione di scrivere una commemorazione rituale, ma perché spinto da un amore per il grande scrittore siciliano, in lui già nato negli anni degli studi giovanili, e dalla convinzione che Verga sia stato il protagonista e il maestro di una grandiosa rivoluzione narrativa ed espressiva che ha investito con la sua ondata innovativa non solo la narrativa del secondo Ottocento ma anche quella del Novecento: secolo nel quale praticamente tutti i romanzieri hanno dovuto in quale modo confrontarsi con lui. Partendo da queste premesse l’autore si è cimentato in un discorso che abbracciasse l’intera opera verghiana, sia nel campo della narrativa che in quello del teatro, nell’intenzione di destinare tale discorso sia agli studiosi di letteratura, anche “specialisti” di Verga, sia ai lettori che, pur interessati agli studi letterari hanno poca o nessuna dimestichezza con il maestro. Ripercorrendo dunque tutta la parabola dell’opera verghiana l’autore parte dal Verga preverista autore di alcuni romanzi “mondani” ambientati nell’alta società (capitolo I) per passare a illustrare la nuova poetica verista sotto il cui segno nascono la “rivoluzionaria” novella Nedda e la raccolta Vita dei campi (capitolo II) e giunge con I Malavoglia il primo grande romanzo verista (capitolo III). Il capitolo IV dà invece conto della produzione degli anni tra il 1882 e il 1887: soprattutto le raccolte Novelle rusticanePer le vieVagabondaggio nelle quali Verga, senza abbandonare il territorio del verismo, insiste nella sua ricerca stilistica ed espressiva che approderà a un nuovo grande romanzo. Tale romanzo, naturalmente il Mastro-don Gesualdo, viene esaminato nel capitolo V, e considerato come il risultato più alto di tale ricerca. Parte dello stesso capitolo V e il capitolo VI sono dedicati all’ultimo Verga nel quale, dopo la prodigiosa fioritura del grande decennio narrativo (1880-1889), la sua geniale potenza creativa si va affievolendo, fino a estinguersi prematuramente senza che egli riesca a scrivere il romanzo La duchessa di Leyra che doveva essere il terzo del progettato Ciclo dei vinti. Il settimo e ultimo capitolo prende in esame il teatro, mostrando come anche in quel campo Verga sia stato innovativo, specie con la memorabile Cavalleria rusticana che, rappresentata nel 1884, è universalmente ritenuta il dramma che apre la via al teatro verista italiano. L’autore tiene a ribadire che il più importante obiettivo che egli intende raggiungere con questo libro è quello di far entrare nel mondo del grande narratore anche lettori non iniziati alla letteratura: e ciò non certo a discapito del rigore scientifico, anzi con l’intenzione di offrire un contributo non irrilevante alla critica verghiana. Per raggiungere un obiettivo così arduo, l’autore ha ritenuto che la strategia migliore fosse quella di tornare a farsi lettore fra i lettori del maestro e di offrire nel suo libro i risultati di questa lettura, con la più grande abbondanza di citazioni volte a dar la parola allo stesso Verga: ciò con chiarezza, semplicità e fedeltà ai testi, in modo da comunicare ragionamenti e conclusioni accessibili a tutti. Insomma l’autore ha ritenuto di poter offrire di Verga soprattutto una lettura personale, naturalmente attenta alle opinioni espresse dagli studiosi in tutto un secolo di critica verghiana.

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La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo.

(Friedrich Nietzsche)

Coming Soon!

IN USCITA IL 29 MAGGIO 2023

“La carezza del tramonto” di Sante Serra

Collana: Il Volo della Fenice

«… Con la nuova e intensa silloge dal titolo “La carezza del tramonto” il poeta Sante Serra spinge la sua sete di conoscenza oltre le colonne d’Ercole del cuore per cercare di raggiungere, come tentò di fare l’Ulisse dantesco, lidi ancora inesplorati che divengono quelli della propria anima. (…) Pur essendo priva di una suddivisione in sezioni possiamo, però, distinguere nitidamente come la silloge abbia la struttura di un’abitazione composta di due stanze comunicanti fra loro: la prima legata al passato e al ricordo, la seconda al presente e alla contemporaneità. (…) In realtà se gettiamo uno sguardo attento dentro la casa notiamo come siano presenti soltanto due orologi: uno per stanza. (…) Infatti se in quello posto nella stanza del presente le lancette procedono in senso orario lungo un tragitto ben definito e delimitato da tanti cippi miliari quante sono le ore necessarie al cuore per misurare il tempo attuale rimarcando, ancora di più, come il poeta non sia un’entità astratta, ma quanto di più radicato possa esistere pronto a coglierne l’alfabeto di ogni più piccola sfumatura, quello nella stanza del ricordo compie costantemente un percorso antiorario scandendo gli intervalli della memoria … » Dalla Prefazione di Stefano Baldinu

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