Descrizione
Osvaldo Alvaro Pazzagli: Ritengo utile e necessario far conoscere, anche se in modo riduttivo, il travagliato percorso della mia vita, per capire le motivazioni che mi hanno spinto a queste riflessioni, senza pretesa di bravura, ma con umiltà verso il prossimo.
Sono nato a Pietraviva (che di vivo non ha proprio nulla), un piccolo paese con una manciata di abitanti in provincia di Arezzo.
I miei stupendi genitori, Luigi e Vittoria, a me ed ai miei due fratelli maggiori hanno trasmesso quel grande patrimonio morale fatto di correttezza, responsabilità, rispetto del prossimo e di tanti altri valori che oggi purtroppo sono scomparsi.
La miseria, le avversità, le paure e la sofferenza subite nella mia prima giovinezza, non sono state poche; per esempio vivere sulla pelle e nel cuore la seconda guerra Mondiale, con un carattere ipersensibile, non è stato facile.
Devo però riconoscere che gli avvenimenti negativi di quel lungo periodo, inclusi alcuni errori personali, hanno profondamente influito nel mio intimo e condizionato le scelte future, tanto da sviluppare alcune particolari, certamente congenite doti, che mi sono state utili nel proseguo della maturità, che, unite alle esperienze vissute fan sì che gli amici mi definiscano “apprendista Mago”… No! Solo esperienza di vita-vissuta.
(…) È con la rinascita del Paese Italia, nel dopoguerra, che la mia famiglia non trascurò nessuna delle opportunità che si presentavano per un futuro migliore e, con tanta volontà e un pizzico di fortuna, le cose per noi cambiarono radicalmente.
Mio padre, che aveva sudato sette camicie per il mantenimento della famiglia facendo il fabbro ferraio, concesse spazio ai figli, già grandi, di intraprendere un’attività sempre legata all’elemento ferro, costruendo attrezzature metalliche, anche brevettate, tanto richieste dalla rinascente industria manifatturiera.
Alla F.A.M.A. (Fabbrica Attrezzature Mobili Arredamenti) lavorò tutta la famiglia, e Rolando, il fratello maggiore, fu il coordinatore in tutte le attività di crescita dell’azienda, cui seguì l’enorme sviluppo successivo. La nuova sede fu inaugurata il 5 Aprile 1966 dall’allora Presidente della Camera On. Brunetto Bucciarelli – Ducci e da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Antonio Bagnoli, Vescovo di Fiesole.
L’eredità di mio padre, raccolta da tutti noi, fu declinata in maniera personale ed artistica da mio fratello Enzo, (oggi scomparso) scultore del metallo e creatore del parco d’arte Pazzagli in Firenze dove sono raccolte molte delle sue opere. Mi piace ricordarne una in particolare: il Pegaso, simbolo della mia regione Toscana.
Mi affacciai così, con timore, a un mondo nuovo, con la determinazione di conquistarlo, cosciente comunque delle tante difficoltà che avrei incontrato e che furono molte di più di quelle previste, ma senza mai pensare di tirarmi indietro. Stavo contemporaneamente in difesa e all’attacco, usando tutti i mezzi leciti che ritenevo utili e necessari, per fare dei passi avanti nelle diversificate iniziative alle quali mi appassionavo con tanto entusiasmo.
Il mio profondo bisogno del rapporto umano mi aiutò moltissimo; nel mio lavoro riuscivo a trasformare il cliente in amico, e viceversa. Per questo non trascuravo nemmeno di iscrivermi alle più svariate associazioni dove, fra l’altro, ho avuto l’opportunità di intraprendere nuove iniziative.
(…) Raggiunsi ben presto, con tante iniziative messe in campo, l’indipendenza economica, che mi consentì di visitare quasi tutti i paesi del mondo (fra cui la Cina, l’Iran – l’allora Persia – la Russia, il Giappone, la Corea, gli Stati Uniti d’America, Panama, l’Egitto, la Libia, la Tunisia, oltre a molti dei paesi europei) acquisendo sul campo una miriade di esperienze prima inimmaginabili.
Non sono mancati riconoscimenti prestigiosi, premi, targhe e attestati per alcune iniziative messe in campo, tantomeno incarichi culturali internazionali.
Contemporaneamente, ho seguito con interesse le sorti del mio Paese, pur non occupandomi di politica attiva (fatta eccezione della candidatura a consigliere comunale di Montevarchi (AR) nel 2011 per la ripetuta insistenza di molti amici).
In questo vortice operativo, grazie anche ad un carattere aperto ed espansivo, ho conosciuto moltissime persone (compreso personaggi illustri), con culture diverse e di varia estrazione sociale, con i quali ho consolidato nel tempo un rapporto speciale di amicizia, di rispetto e di stima, ai quali devo tanto e di più, in particolare per l’aiuto che mi hanno dato nello sviluppare al massimo lo spirito di solidarietà.
Tale sentimento non mi ha mai abbandonato e l’ho sempre esercitato nelle mie possibilità per quei “casi umani affrontati e risolti” che mi hanno sempre reso sereno e appagato con me stesso e la mia coscienza.
Nel tornare indietro nel tempo con la memoria è evidente la voglia che avrei di parlare del mio percorso di vita e soffermarmi su tanti particolari e persone interessanti degli anni che furono, ma non è questo lo scopo per il quale mi sono deciso a fare questa pubblicazione.
(…) Un progetto in particolare curavo più di altri, forse a seguito delle tante esperienze vissute nei miei viaggi intorno al mondo con permanenze, in maggior parte in paesi sottosviluppati, dove la povertà, le ingiustizie, la mancanza di libertà, violavano e ferivano il prossimo. I miei buoni sentimenti mi convincevano sempre di più a fare in modo di combattere i soprusi e le violenze, promettendo a me stesso di “organizzare la mia esistenza in modo da contribuire a quell’opera d’arte che è la vita dell’intera umanità” (Gotthold Ephraim Lessing).
Convinto, forse illuso, mi sono comportato con azioni coerenti alla sopraddetta finalità; ovvero, collaborare per raggiungere l’equità sociale, la libertà di essere liberi, di vivere in sicurezza sereni e in piena armonia.
Mi sono ben presto reso conto che ho contribuito solo per piccole cose e in ambito ristretto, senza nessun effetto positivo per l’intera collettività, e che forse avrei potuto fare di più.
Oggi sono deluso, amareggiato e anche imbestialito, per essere costretto a sopportare le tante tristi vicende che si consumano ai danni dei più deboli, poveri e diseredati, manovrati da tantissimi “timonieri” esperti navigatori in acque turbolente e sporche, con yatchs e transatlantici stracarichi di illustri personaggi che hanno il potere su tutto e su tutti.
(…) Personalmente sono determinato a coltivare le mie idee, per raggiungere gli scopi che da sempre mi sono proposto.
Per questo, non mi sono mancati gli stimoli più diversi, provenienti maggiormente da persone umili, cioè quelle che tutti i santi giorni soffrono e che non sanno dove sbattere la testa per tirare avanti.
Ma anche da quelle – poche – potenti, che vorrebbero realmente cambiare le cose.
Mi viene in mente l’ex Presidente degli Stati Uniti Obama, che dichiarò, prima di avviare i colloqui sulla crisi dell’€uro-Zona, al vertice del G8 di Camp David: “(…) siamo tutti impegnati a fare in modo che la crescita, la stabilità ed il consolidamento dei bilanci rientrino tutti in un pacchetto di misure che dobbiamo adottare per raggiungere la prosperità che desideriamo per i nostri cittadini (…)”.
Indipendentemente dagli esiti successivi, chi è che non può condividere queste dichiarazioni dell’uomo allora più potente del mondo?
Sono inoltre confortato dall’Art. 21 della nostra Costituzione: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Un impegno difficile e faticoso, per le grandi opposizioni, ostacoli e non poche difficoltà che incontrerò – ne sono certo – non essendo “addetto ai lavori”. Serviranno tante energie, molte di più di quelle che al momento posso immaginare.
Durante queste riflessioni e valutazioni mi rendo conto che è impossibile elencare ed analizzare tutti i danni subiti dal paese, argomenti che ogni mattina al bar accompagnano il caffè.
Io….speriamo che me la cavo! (cit Marcello D’Orta)